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fuori fa fresco
e siamo a mezzogiorno
di una natura snaturata di cicale
che lamentano
il caldo che
non c’é
b.l.
Strano frinire delle cicale, in pieno mezzogiorno, in un primo di agosto anomalo, di quest’estate piovosa e fresca…
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fuori fa fresco
e siamo a mezzogiorno
di una natura snaturata di cicale
che lamentano
il caldo che
non c’é
b.l.
Strano frinire delle cicale, in pieno mezzogiorno, in un primo di agosto anomalo, di quest’estate piovosa e fresca…
Bellissima foto!
Però… che bella l’estate fresca!
Evidentemente non sono una cicala!
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Lucia, è uno scorcio della spiaggia di San Vito lo Capo, durante la mia ultima volta a casa…
Ricambio il sorriso in questa tua foto, Poetella, col cielo negli occhi!
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anomalia nelle anomalie: non siamo ai primi di agosto. Così, dove tutto è diverso da come dovrebbe essere, i pensieri possono trovare impreviste direzioni, deviare, trasformarsi…
Bello, baci
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Eli, nessuna macchina potrà mai eguagliare l’essere umano, proprio grazie ai sentimenti ed alla fantasia. Non vi è calcolo in un’estate che non si vuole presentare; malgrado ciò, tuttavia, anche attraverso le nuvole il sole riesce ad abbronzarci! Questa mi piace pensarla come una fantasia ragionata e messa a disposizione della nostra sensibilità…
Ricordo il mio ultimo giorno al mare, in quell’estate di questa foto, proprio scattata quel giorno: ombrello aperto in una mano, sandali nell’altra e i piedi giocavano con le alghe e la sabbia dov’essi affondavano. L’acqua alle caviglie ed io, vestita di tutto punto, tenevo stretto quell’ombrellino per non far bagnare la macchina fotografica.
La fantasia alberga nel cuore che ama ed io, affondata ai piedi, stavo facendo l’amore con la terra. Poco importa se pioveva!
(un bacione)
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E’ vero… e guarda come tutte queste considerazioni e sensazioni ed emozioni sono state elaborate e concentrate a formare pochi versi ad elevato, fulmineo, impatto…. Mirabile, davvero
Mille baci 🙂
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non ci sono più le mezze stagioni (per usare un luogo comune). Non si assiste più a quell’alternanza di odori e colori che rintoccava i mie (nostri) giovani anni, quando dal mare si ascoltava il vento salire per le stradine annunciando il cambio, il rinnovo della vita. Ora è tutto così confuso, alchemico direi : un tutt’uno che mischia, sconvolge, disorienta.
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Rimanere stupefatti dalle anomalie porta a sentimenti contrastanti. Prendendosi un attimo di tempo per sé stessi, ascoltando il proprio battito, il senso delle cose ritorna.
Non sempre si riesce a rimanere aperti all’inaspettato. Quando questo succede, è tripudio di gioia, è sentirsi al centro degli elementi e con l’orecchio teso ad ascoltare ciò che ci vogliono raccontare di nuovo.
Non sempre, ripeto, è così…
Un abbraccio e grazie per essere passato da qui.
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Il rumore delle cicale fa uno strano effetto su di me, mi ricorda una stagione ma mi ricorda che non siamo soli…
un bacino Brigida! 🙂
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E’ vero, Lilina, non siamo soli!
Anche nel silenzio si nasconde vita.
F(r)inire, all’inizio pensavo di trascrivere il titolo in questo modo. sarebbe stata però una scelta troppo celebrale ed allora ho desistito. Si può giocare, anche con le parole ma non con la loro musicalità, coi suoi colori, con il gusto che esse hanno e danno…
Abbraccio grande!
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Un abbraccio grande a te!
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Anche i poeti friniscono come le cicale…con qualunque tempo!
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E’ tempo difficile questo, per me, cara Mimma. Difficile come tutti i momenti di fermento (in senso costruttivo).
Ascolto
osservo
taccio
aspetto… e piano piano arriva sulla pelle quel senso che, bisogno di scrivere, alza la supplica alle mie mani -come se esse fossero aliene alla volontà- di muoversi a scrivere… e scrivere… e scrivere!
Il tempo diventa un condimento, una cornice. Le cicale bisogna che cantino comunque…
Bacioni
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Quando riesco a scrivere, io mi sento a casa 🙂
E’ un piacere che il tempo sposta sempre un po’ più in là, come le promesse un po’ disattese.
Le cicale ne sono maestre.
Un caro saluto
zena
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Grazie di cuore del tuo passaggio qui, Zena.
Anch’io quando riesco a scrivere mi sento nel mio pieno elemento.
E’ difficile non aspettarsi le ovvietà, come se ciò che ci circonda fosse frutto dell’ovvio e non di una serie di combinazioni, sostenute da un equilibrio stabile solo in apparenza…
Le cicale sono state compagne di canto nelle notti di calura siciliane… sono il canto dell’estate non perché fa caldo ma perché è il loro turno di far presente che il mondo sta tacendo almeno qualche attimo…
Abbraccio!
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